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Parrocchia di San Lorenzo Martire - via Leone XIII, 15 - quartiere di Redona (Bergamo)
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22/02/2015
I domenica di QUARESIMA

INIZIO E LETTURE

OMELIA

Itinerario di Quaresima 2015
ALLA TAVOLA DI GESU'
1
Alla tavola della fame
e dell'illusione

Gesù entra nel deserto. Ci è spinto: costretto - quasi - ad andarci. è una necessità! Perché la sua condivisione della vicenda e della vita dell'uomo parte dal basso: dalla fame dell'uomo. Egli abita il deserto e qui è riportatato all'essenzialità, alle strutture fondamentali dell'essere uomo, alle scelte di fondo che costruiscono ogni vita. Ma anche a ciò che vive l'uomo, sempre, quando è condotto dal deserto, dalla mancanza di relazioni immediate, dalla fame a raggiungere, magari suo malgrado, le proprie radici, i pensieri reconditi, le voglie inespresse, il magma che costituisce il suo sentire ed il suo volere. Qui trova il proprio fondo, il "materiale" dal quale è costituito, le fibre della propria esistenza. E qui, radicalmente, ritrova l'appartenenza all'umanità reale, concreta, "fisica" che è l'umanità di tutti gli uomini. La comune appartenenza alla stessa carne, alla stessa materia, alla stessa animalità. Mai, però, abbandonata a se stessa soltanto, se è accolta dall'uomo e se da lui è resa umana. Perché è a questo raccordo sottile e delicato tra la propria materia, la propria animalità, la propria fisicità, da una parte, e la propria libertà, la propria coscienza, che si costruisce l'uomo. Tanto più consistente e vivo, quanto più sa raccogliere il tutto di sé nella propria libertà autentica. Gesù sta qui, in questo gioco profondo e sottile. Tocca la propria umanità nella sua materialità, nei suoi bisogni, nella sua fame, nei suoi fantasmi, nelle sue illusioni. E lascia che in essa passi, fragile, ma forte, robusta, tagliente, la Parola. Una Parola che - ancor più - mette a nudo, squarcia, apre, mostra la consistenza vera della fame nelle sue varie forme, l'evanescenza delle illusioni, la fragilità delle voglie. E che prende per mano perché, umanamente, l'uomo ritrovi la possibilità e la libertà delle scelte di fondo della vita: di come fare l'uomo, in maniera autentica, vera, libera. E a questo incrocio abitato da Gesù che ci ritroviamo e vogliamo porci anche noi. Per ascoltare noi pure la fame che ci abita in tutte le sue forme. Quella fame che è di tutti i tempi, ma che in ogni tempo assume consistenze diverse, modalità diverse per dirsi. Così ce la ritroviamo qui, dentro le nostre storie di tutti i giorni come solitudine, isolamento, mancanza di rapporti che custodiscono il cuore.

Una solitudine che assume volti molto diversi tra loro, talvolta persino apparentemente opposti: bisogno di contatti sempre disponibili, possibilità di stare in rete sempre e comunque, bagni di folla ai centri commerciali o altrove; sempre - comunque - di fame si tratta. Fame è anche il bisogno inespresso, forte, di essere ascoltati, di potersi raccontare, di venir riconosciuti per quello che si è. Gesti roboanti o reazioni dure dei ragazzi spesso sono proprio grido della fame di ascolto; così come certi silenzi o certi comportamenti duri di adulti. E, insieme, la fame di casa: della casa materiale, reale, sì, ma anche di sentirsi a casa, di trovarsi a casa; fame di relazioni, di affetti. Una fame sempre molto crocifissa, questa: "rotta", spezzata, abbandonata a se stessa, chiamata a vivere tra intrecci non cercati di relazioni estranee o portata a subire mutilazioni negli affetti. E diventa fame di padre, di madre, di figli, di fratelli. Può essere anche fame quasi fisica dì maternità e di paternità, fame di avere figli propri. Fame di amicizia. Fame di buon vicinato. O, per costruire casa e per abitare casa, fame di lavoro, di stabilità nel lavoro, di umanità nel lavoro. Tante altre forme di fame, poi, possiamo ritrovare in noi, spesso troppo sopite per essere riconosciute: fame di silenzio fame di amore, fame di senso. Stare dentro queste forme di fame. Tentare di riconoscerle, di chiamarle per nome. E tentare, poi, anche, di prenderle in mano, di farle diventare luogo di libertà, di scelta: che me ne faccio, che ce ne facciamo di esse? Quale umanità vera, autentica a partire da esse? Quali percorsi reali per costruire questa umanità? «Non di solo pane vive l'uomo...!». Da soli è più difficile vivere tutto questo. Per tanti aspetti impossibile. Il cammino comunitario, invece, pone dentro relazioni che arricchiscono, sostengono, aiutano a trovare punti di riferimento, percorsi, sostegni. Fa ritrovare - insieme - attorno alla tavola della fame e dell'illusione, certo, ma mentre ci si trova attorno alla tavola che offre i l pane del senso, il pane della Parola, il pane della fraternità che sempre rende possibile e rende, insieme, umano il cammino. Anche nel deserto.