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Parrocchia di San Lorenzo Martire - via Leone XIII, 15 - quartiere di Redona (Bergamo)
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21/12/2014
IV domenica di AVVENTO

INIZIO E LETTURE

OMELIA

Itinerario di Avvento 2014
IL SOGNO DI GESU'
5
Il sogno di Gesù:
famiglia, benedizione e pane

La vita di Gesù nella casa di Maria e di Giuseppe si svolge come la vita di ogni bambino ebreo e si costruisce secondo le abitudini di ogni buon Ebreo del suo tempo. Impara ad apprezzare la vita, tanto da sentirla come dono, come fa ogni buon Ebreo. Si sente parte del suo popolo e si lascia guidare dalle sue leggi, dalle sue abitudini, dai suoi modi di leggere e vivere la vita. Impara che Dio è un Dio fedele, che dona tutto al suo popolo: la vita, la terra, l'alleanza con Lui. Sa che è stato Dio a cercare il suo popolo e l'ha fatto rivolgendogli la sua Parola e chiedendogli di essere legato a Lui. Il popolo ebreo si sente proprio così: si sente popolo che è tirato insieme da Dio, dalla sua Parola, dalla sua cura. Per questo sa che è importante stare in ascolto di Dio e dirgli grazie. Per questo continua a ricordare la Parola di Dio ed a benedirlo, cioè a dire bene di Lui, a lodarlo e ringraziarlo. Non per niente la vita del pio Ebreo inizia e termina con lo Shemà Israel (Ascolta Israele): «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. 5Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze» (Dt 6, 4-5). Gesù cresce con questa consapevolezza, che respira in seno al suo popolo, attraverso la fedeltà e la delicatezza di Giuseppe e di Maria. È da loro che impara a pregare i Salmi. È da loro che impara a vivere la vita sentendola, appunto, come dono, riconoscendo in essa il dono di Dio e vivendola come risposta piena di gratitudine alla benedizione di Dio. È da loro che impara che Dio attraverso quei doni dice bene di lui, gli dice che gli vuole bene: lo benedice. Le preghiere che costellano la sua giornata e la sua vita — come per ogni Ebreo -, infatti, sono preghiere che rispondono al dono di Dio continuando a benedirlo, a dire bene di lui, a lodarlo, a ringraziarlo. Con esse impara a riconosce in ciò che vive dei doni che Dio continua a fargli e lo ringrazia per questo. Allora si lascia guidare a benedire Dio per la vita, per il giorno, per il corpo, per la salute. Lo benedice prima dei gesti fondamentali della vita, come il mangiare insieme. Giuseppe e Maria fanno questo con Gesù perché sono persone che sanno vivere profondamente da credenti autentici. Il Vangelo ce li presenta così. Tanto che di Giuseppe non si finisce di dire che è l'uomo che ascolta la Parola di Dio che gli viene incontro,

a tal punto da essere l'uomo che fa silenzio e che risponde subito, con disponibilità facendo quello che gli è domandato. È per questo che sí prende cura di Maria e di Gesù: "prende con sé il Bambino e Maria, sua madre", con una cura ed una tenerezza incredibili. E Maria è la donna che si consegna al sogno di Dio con un sì pieno — come dice il Vangelo di oggi -, e come colei che non finisce di lodare Dio, di benedirlo a gran voce. Nel Magnificat Maria raccoglie le più belle benedizioni del suo popolo e le fa diventare suo canto, canto di lode e di benedizione per l'incredibile dono di Dio: ormai Egli, infatti, ha realizzato il sogno che ha continuamente offerto all'uomo! Maria è l'ultima delle grandi donne che nella Bibbia cantano la tenerezza di Dio per il suo popolo: Maria, sorella di Mosé, Giuditta, Anna e tante altre. Chissà quante volte ha cantato a Gesù quegli antichi canti e chissà quante volte gli ha fatto gustare modi nuovi per lodare Dio! Chissà quante volte gli ha insegnato a riconoscere i doni di Dio ed a benedirlo, a partire da quella benedizione che ogni donna di casa ebrea è tenuta a fare il giorno di Sabato, proprio quando si accende la candela con la quale si dice che inizia il Sabato: «Benedetto sei tu Signore che ci hai chiesto di accendere la luce»! Ed accende davvero la luce della gioia e della festa nella casa e nel cuore di Gesù e di Giuseppe! Gesù si ricorderà bene di questo se tutte le volte nelle quali prende tra le mani il pane e lo spezza, prima alza gli occhi al cielo e benedice Dio, ringraziandolo per i suoi doni. Lo fa tutte le volte nelle quali dà da mangiare alla folla nel deserto: "Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro" (Mc 6, 41 e paralleli). Lo fa nell'ultima cena: "E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo»" (Mc 14, 22 e paralleli). Lo fa dopo la risurrezione. E - lo sappiamo bene - il gesto dello spezzare il pane, che porta in sé la densità di queste parole e di tutta la vita di Gesù, diventerà addirittura il gesto con cui Gesù viene riconosciuto, tanto dice di Lui! È il gesto con il quale ci dice in profondità anche ciò che avviene nel Natale ormai prossimo: egli tutto ci dona di sé!